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Lo Chef Simone Nardoni si racconta

di Davide Mancini

Il coraggio e la perseveranza lo hanno premiato, ma la strada per arrivare al successo è stata lunga e complicata. La storia di Simone Nardoni, chef del ristorante di Pontinia Essenza, è quella di un ragazzo con una grande passione per la cucina e il sogno di poter aprire un locale tutto suo, dove dar vita ad una innovativa forma di ristorazione.

«Nella mia testa c’è sempre stata l’idea di cucinare e avere qualcosa che potesse sprigionare la mia arte – racconta il cuoco classe 1987 – Dopo aver fatto tanta gavetta e aver imparato i trucchi del mestiere in alcuni locali della provincia, ho deciso di investire su me stesso.


Sentivo la necessità di offrire ai clienti qualcosa di nuovo e il nome che ho dato al ristorante non è stato casuale. Alla base di Essenza, c’era il concetto di abbandono del superfluo per esaltare il concreto. Ma per vedere i primi risultati ho dovuto aspettare diversi mesi».
I primi giorni dopo l’apertura, datata 24 luglio 2011 sono stati particolarmente duri, ma la storia è cambiata grazie ai piatti proposti dal giovane chef: «Presento una cucina cosiddetta contemporanea, dove riprendo ricette del passato riviste in chiave moderna, senza grassi e con una certa fantasia.

Il menù varia a seconda delle stagioni, utilizzo prodotti a chilometraggio ridotto, sia di carne che di pesce, anche se sono questi ultimi ad andare per la maggiore. Mi piace variare e sperimentare, però ci sono alcuni piatti che ormai posso definire dei classici: penso al risotto in bianco alla puttanesca, sino ad arrivare ad un particolare tipo di panzanella o il kebab di tonno tanto per citarne alcuni. Si può scegliere tra 3 menù degustazione, che vanno dai 30 ai 55 euro a persona, a cui si possono affiancare dei percorsi con il vino. La clientela è abbastanza matura, ma pian piano si stanno avvicinando anche diversi giovani e soprattutto le famiglie, che stanno riscoprendo il gusto del pranzo della domenica».

La qualità del locale è stata riconosciuta in questi anni dalle più importanti guide gastronomiche: 2 forchette Gambero Rosso, un cappello Espresso, e l’ingresso nella Michelin con un piatto.
«Non sono ipocrita – ammette lo chef – aspiro all’eccellenza e mi auguro un giorno di arrivare alla stella. Il fatto che un ristorante come Il Vistamare di Latina abbia ricevuto questo riconoscimento certifica una crescita della cucina della nostra zona. Continuo a studiare ed a elaborare ricette nuove, per regalare ai clienti una esperienza piacevole, in cui tutti i sensi possano sentirsi appagati».

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