di Antonio Scuderi
Un nome da segnare in agenda: Simone Nardoni. Perché questo giovane, giovanissimo cuoco, in futuro potrebbe far parlare di sé. Il condizionale è d’obbligo, come sempre in questi casi: le premesse devono essere mantenute, le idee devono essere affinate, la maturità deve affiancare l’istinto, l’emulazione dei grandi modelli deve essere sostituita dall’originalità.
Però, e su questo non c’è dubbio alcuno, il punto di partenza fa ben sperare. L’handicap, semmai, è dover cercare di raggiungere questi obiettivi in un piccolo paese come Pontinia, al centro delle terre della bonifica fascista, ma lontano dai flussi del turismo. Qui, in una sala che il buon gusto nell’arredamento e nei decori riscatta dall’anonimato, troverete una cucina ricca di freschezza e inventiva, buona conoscenza della materia prima e molto garbo in proposte che mirano a sorprendere ma anche ad appagare. E a tutto ciò si aggiunga un invidiabile rapporto qualità/prezzo, che fa perdonare qualche eccesso d’entusiasmo e qualche imprecisione, più di ingenuità che di tecnica.